giovedì 19 aprile 2007

Il muro di Lina

Lina non si era mai sentita sola prima di allora.
"Salta! salta!" le urlava tutta la combricola di amichette che l'aspettava di sotto, "non posso" rispondeva Lina guardando giù "mi faccio male", sapeva benissimo che non si sarebbe fatta male, tutte avevano saltato prima di lei e stavano benissimo. La verità è che aveva paura e lo sapeva bene; se lo ripeteva nella sua testa "sono una fifona-sono una fifona" ma i suoi piedi stavano incollati lì, sopra il muro e non ne volevano sapere di schiodarsi..ogni suo tentativo di spiccare il salto falliva miseramente. "Coraggio Lina, dobbiamo andare..."e "andiamocene!! quando si deciderà ci seguirà" erano le frasi che provenivano da sotto i suoi piedi. Lina, spinta da un senso di odio verso il muro, verso le amiche e verso se stessa provò a sedersi sul ciglio, inspirò ed espirò per tre volte, poggiò le mani ai lati, chiuse gli occhi e si lanciò.. In meno di un secondo era giù fra le sue amiche stufe di aver aspettato tanto. Lina era piena di gioia, si sentiva di aver compiuto la sua più grande vittoria, senza rendersi conto che quel giorno aveva solo assaporato quel senso di amara sconfitta stabile in un mondo di vincitori.
Mentre correva di nuovo libera con le sue amiche pensava che non si sarebbe mai più voluta sentire come su quel muro. Trovava un pò strano che le sue amiche, quelle del patto di amicizia eterna, quelle con cui aveva interrato la scatola segreta sotto l'albero, l'avessero lasciata sul muro senza aiutarla e capirla. Ma in ogni caso quel giorno Lina si addormentò felice, perchè aveva imparato a saltare dai muri.



martedì 6 febbraio 2007

L'amore per le piccole cose



domenica 4 febbraio 2007

"prendi il largo e cala le reti per la pesca"

Immagina di essere proprio stanco!
Una notte intera in barca, il freddo, l'umido dentro la testa, mal di schiena per quel sellino duro, le mani tagliate dalle reti e una gran voglia di dormire e niente...
non hai pescato neanche un pesciolino per pranzo.
Delusione e stanchezza, miscela esplosiva, il clima tra te e i tuoi compagni è teso, ci si sfinisce a pensare a chi più incolpare.
Tutta la notte a tentare ma è stato inutile, rabbia e stanchezza, vuoi solo andarterne a casa a riposare un pò, tiri le cime per ormeggiare.
Invece si avvicina un tale, ti sale in barca e dice: "prendi il largo", certo bisogna essere un Santo per non perdere la pazienza, fidarsi e ritentare.

mi accorgo che non c'è una promessa nelle tue parole, non ci prometti una pesca abbondante, non ci dici che ce la faremo, non dici che questa volta ci riuscirò, solo dici di prendere il largo, di gettare la rete, dici di gettare l'amo, sempre, continuamente... Forse non abboccherà nemmeno un piccolo pesce e forse non c'è bisogno che abbocchi, non importa, non è questo l'importante.
Il miracolo della pesca miracolosa sta nella forza di continuare a gettare la rete, di ritentare ancora una volta, di non arrenderci.
Grazie, Signore, perché non sei un venditore di false promesse, non dici che tutto è facile, che tutto andrà bene, che finalmente abbiamo finito di faticare nella notte buia della nostra vita. No, ci chiedi di faticare ancora una volta, sempre ancora una volta e proprio in questo ritentare incontriamo la fecondità della tua Parola.
Ci fidiamo di te, Signore, ci fidiamo della tua Parola.


giovedì 30 novembre 2006

Natale


Solo per oggi crederò fermamente,
nonostante le apparenze contrarie,
che la Provvidenza di Dio si occupi di me come se nessun altro esistesse al mondo.
Solo per oggi avrò cura del mio aspetto;
non alzerò la voce, sarò cortese nei modi,
non criticherò nessuno,
non pretenderò di migliorare nessuno se non me stesso.
Solo per oggi compirò una buone azione e non lo dirò a nessuno.
Solo per oggi dedicherò dieci minuti a qualche buone lettura ricordando che,
come il cibo è necessario al corpo,
così la buona lettura alla vita dell’anima.
Solo per oggi non avrò timori.
Non avrò paura di godere Ciò che è bello e di credere alla bontà.
Solo per oggi mi farò un programma:
forse non lo seguirò a puntino ma lo farò
e mi guarderò da due malanni: la fretta e l’indecisione.
Posso ben fare per dodici ore ciò che mi sgomenterei
Se pensassi di doverlo fare per tutta la vita.

Papa Giovanni XXIII

giovedì 2 novembre 2006

Lo Stercorario che parlava troppo e la Cimice che non parlava mai.

Tanta voglia di esplorare, un musino un pò a punta, un corpicino piccolino ma non totalmente indifeso, non è abituato a sentirsi descrivere così, anzi non è abituato a farsi descrivere affatto, ma non se ne cura, non si cura mai degli altri, tanto che nessuno potrebbe dire con certezza se lui gli altri gli abbia mai notati o meno.
C'è da dire che nemmeno gli altri si curano di lui, forse perchè tra i vapori della nebbia è difficile vederlo, forse perchè ad influenzare spesso è il suo colorito verdastro o il suo nome, sei lettere che da sempre non sprizzano fama di poesia: cimice.
Origini certo non aristocratiche ma provateci voi a dirgli, sempre che riusciate a documentarlo, che lui non è il re della Bassa o meglio, di tutta la Val Padana.


Terra secca, poca pioggia, troppo tempo e tanta immaginazione. Lascia passare le ore quasi ad aspetttare qualcosa che non arriva mai, mentre si ripara dal sole cocente sotto un cespuglio fra una palla di sterco e l'altra. Scarabeo Stercorario, così è scritto nel suo campanello, certo non ha mai perso del tempo a riflettere su se stesso (di cui sa tutto), ma di certo ha maturato un giudizio su chiunque gli capiti, benchè di rado, di incontrare, tra un gironzolare e l'altro in quella sua poca nuda terra circondata dal mare.
Certo l'ultimo incontro era stato non poco strano, qualcuno di cui non sapeva niente, era raro da quelle parti, per di più cercava poprio lui!
Aveva capito che in quel momento la sua vita era alla svolta, e soprattutto che non spettava a lui scegliere.
Viaggio in prima classe, mini appartamento con tutti i confort, persino terra del giardino di casa. Il viaggio più lungo della sua vita, la pancia si lamentava tutta, per fortuna c'era un lettino in cui dormire.
Quando si svegliò doveva essere arrivato, la sua villetta portatile non tremava più, si guardò intorno fino alla grande decisione; avrebbe aperto la porta.
-Chi l'avrebbe mai detto!- borbottava tra se -sapevo che l'isolamento della mia terra mi ostacolava, ma un impiego così all'improvviso in continente proprio non me l'aspettavo!- (Sapeva benissimo di mentire, nelle ore di ozio pomeridiane il suo sguardo era rivolto a fantasticare all'orizzonte aspettando qualcuno o qualcosa che venisse a rapirlo o solo a turbare la sua quotidianità). Un misto tra soddisfazione e inquietudine lo accompagnava, era tutto così strano, nessuno aveva parlato direttamente con lui -forse, hanno creduto potesse essere da sciocchi rifiutare una cosa del genere- ipottizzava -oppure mi avranno contattato e chissà dove è finita la posta...-
Come ogni volta che cercava di ragionare, la curiosità interruppe le sue ipotesi; nel giardino affianco c'era una strana creatura -che orrore!- disse con una strana smorfia, ma com'è sempre in questi casi, tanto più è il ribrezzo e la stranezza tanto più si muore dalla voglia di vederci meglio... Si avvivicinava in silenzio con la faccia come quella di un uomo che sfoglia il libro dei guinnes e non riesce a spiegarsi come delle unghie o dei peli possano crescere tanto. Era sempre più vicino quando "doing" -che botta! per dindirindina, per poco non mi spezzavo il corno!- si rese conto solo allora che il giardino della sua casetta era circondato da un sottile muro trasparente.
La Cimice per nulla turbata continuava a mangiarsi delle fresche foglie di pomodoro, fin quando per attirare la sua attenzione, dopo innumerevoli acrobazie, il nostro amico stercorario non pensò di lanciargli dei freschi biscottini a forma di pallina appena preparati, erano i suoi preferiti e non gli sembrò vero quando si accorse che lo strano essere si era femato, aveva smesso di rosicchiare nervosamente e girava la testa verso di lui, Stercorario era emozionatissimo stava finalmente per sentire la sua voce, non pensava neanche più a quanto fosse strano ma solo alla voglia che ormai aveva di chiaccherare un pò.
-Stupido terrone, se facessi qualcosa nella tua giornata forse avresti meno tempo per rompere!- detto questo corse a lavarsi per paura che la sua verde corazza potesse corrodersi a contatto con tale schifezza.
-Che tipino!- Stercorario sorrideva tra se e se.
Poco dopo la Cimice riuscì da casa, tutta pulita e profumata più che mai e Stercorario provò: -Se non altro ti trovo ancora più bella- alla cimice vibrarono le antenne ma non si voltò, Stercorario capì che stava battendo la strada giusta e continuò -le tue antenne sono fili d'oro e la tua corazza sembra uno smeraldo, e anche se non posso toccarla sono sicuro che è liscissima e senza alcuna imperfezione- La cimice si girò verso di lui, e Stercorario faticò un attimo a capire se si specchiava nella parete o se lo guardava -In fin dei conti questo plexiglass tiene abbastanza lontano la tua puzza e ammorbidisce la tua roca voce- proruppe la cimice per ricambiare la cortesia, se non altro perchè riteneva giusto mantenere buoni rapporti con il vicinato, continuò; - mi chiedo piuttosto il motivo della presenza di un essere così inutile da queste parti..-
Questo era veramente troppo anche per la pazienza di Stercoraio, passi essere brutto, maleodorante e con una brutta voce, ma essere definito inutile era una cosa che lo mandava su tutte le furie!
-Acciderbola!- le gridò - non so nemmeno chi caspita sei tu, all'inizio a guardarti mi sembrava avessi l'ittero, oppure che fossi un marziano e mi facevi pure impressione, volevo essere gentile ti ho offerto dei dolciumi fatti in casa e non hai apprezzato, ho voluto rimediare.....e guarda quale ringraziamento, sai che ti dico? Sai che ti dico?..mmh.....ti dico....- la cimice era in lacrime con singhiozzi disperati, e Stercorario si sentì come fosse uno dei suoi bignè, ma era un tipo orgoglioso e non riusciva a fermarsi una volta partito, ma allo stesso tempo cercò di far prendere una piega diversa alla discussione - ti dico- continuò - che non devi piangere perchè stai facendo un pantano e ti porti tutto il fango a casa!- era la prima cosa che gli veniva in mente ma funzionò, la cimice non piangeva più solo continuava a singhiozzare ma di lì a poco avrebbe smesso -Sono abituata all'umido-disse-dalle mie parti ce ne così tanto che a strizzare le antenne ne riempiono le ampolle..- Seguì un attimo di silenzio fino allo scoppiare scomposto di due grasse risate.
I giorni trascorrevano così, ora sganasciandosi per terra dalle risate e ora stuzzicandosi in dispettucci destinati a finire in lacrime.
Sembrava una mattina come le altre quando..